9 Aprile 2010
VINO: LA PIU’ PICCOLA DOC D’ITALIA HA UNA TRADIZIONE DI TRE SECOLI

Le tecniche di produzione sono rimaste praticamente uguali dal Settecento ad oggi e si tramandano oralmente di padre in figlio. Non sono molti gli eredi di questa tradizione e infatti, Il Vin Santo di Vigoleno è uno dei vini più antichi della vitivinicoltura moderna ed è la più piccola Doc d’Italia, con circa 3.000 bottiglie prodotte ogni anno, inserita nella Doc dei Colli piacentini.
Marco Lusignani, perito agrario, imprenditore piacentino di 28 anni, ultima generazione di una famiglia di vitivinicoltori, ha fatto di questo antico vino il punto di forza della sua cantina, che, insieme alla presenza nello stand di Coldiretti al Vinitaly di Verona, gli ha valso la candidatura all’Oscar Green 2010, il prestigioso premio per le imprese agricole più innovative, promosso da Coldiretti Giovani Impresa.
La tradizione che gli ha trasmesso il padre Emilio con la parola e la pratica in azienda, è stata trasformata da Marco in una produzione di quasi 1.500 bottiglie di vin santo che è diventato il traino anche degli altri vini della cantina Lusignani, dagli autoctoni Ortrugo, Bonarda, Gutturnio e Barbera, ai più internazionali Pinot e Cabernet Sauvignon.
Il Vin Santo di Vigoleno, per le sue caratteristiche è un trionfo delle eccellenze del territorio. Viene infatti prodotto solo con uve di vitigni autoctoni, la cui memoria è rimasta quasi esclusivamente nel territorio dei colli piacentini. I loro nomi sono Santa Maria e Melara, che forniscono la maggioranza delle uve, accompagnati in minimo uvaggio a Ortrugo, Beverdino e Trebbiano. “Ognuna di queste uve – dice Marco Lusignani – porta al vin santo particolari caratteristiche di gusto e di aroma, che derivano dalle proprietà dei nostri terreni, che i geologi hanno denominato ‘formazione di Vigoleno’, dall’esposizione delle vigne e dalla tecniche di produzione”.
Posti sotto il medioevale borgo fortificato di Vigoleno, affacciato sul parco fluviale dello Stirone, i vigneti hanno una resa di 5 tonnellate di uva ad ettaro. Vengono raccolti solo i grappoli migliori, messi ad appassire sui graticci. Come tutte le cose buone, la tecnica produttiva richiede tempo e pazienza. A dicembre/gennaio (se il tempo lo consente si arriva anche a febbraio), quando gli acini sono completamente appassiti, si procede alla torchiatura con l’antico torchio verticale. Il denso mosto-vino ricavato dopo una prima fermentazione in tini aperti si passa all’affinamento in botti di legno non tostato, dove il vino dovrà invecchiare ameno per cinque anni. Ma alla cantina Lusignani si arriva ad otto-nove anni per consentire al vino di esprimere tutto il suo carattere. Alla fine la resa da uva a vino è solo del 15.20%. Produrre Vin Santo di Vigoleno, per il tempo che occorre e per la resa finale, comporta sacrificio e fatica, ma il profumo intenso e il sapore pieno e potente, molto apprezzati dai consumatori, dimostrano che ne vale proprio la pena.

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