9 Febbraio 2010
COLDIRETTI: SERVONO DAZI SUL POMODORO


Dopo gli esiti negativi dell’ultima riunione interprofessionale in cui ci si era posti l’obiettivo di raggiungere un’intesa definitiva, le posizioni tra produttori agricoli e industriali rimangono inconciliabili e a preoccupare sono oggi i tempi dell’accordo che non danno certezze alla programmazione produttiva.
I produttori lamentano costi di produzione in aumento ed esigono incrementi di prezzo, gli industriali invece mettono sotto accusa le enormi importazioni di pomodoro dall’estero che alimentano speculazioni a danno dei trasformatori onesti.
Siamo di fronte a dinamiche nuove che sono di particolare interesse per il comparto ed argomenti che vanno nella direzione di una salvaguardia dell’intera filiera del pomodoro, ha commentato il presidente di Coldiretti Emilia Romagna Mauro Tonello, come quello degli enormi quantitativi di pomodoro che continuano ad entrare in Italia e che possono diventare prodotto italiano, trasformandosi in un inganno per i consumatori e una truffa per i produttori italiani che subiscono così una concorrenza sleale.
In Emilia Romagna la produzione di pomodoro è di circa 1,5 milioni di tonnellate (quasi il 30% della produzione nazionale) ma, se non recuperiamo economicità al comparto con l’introduzione di regole trasparenti, denuncia Tonello, saranno a rischio non solo le imprese agricole, ma anche migliaia di posti di lavoro nelle fabbriche.
Il massiccio arrivo in Italia di centinaia di milioni di chili di concentrato di pomodoro da “spacciare” come Made in Italy sta assumendo preoccupanti dimensioni, prosegue il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, a causa del rischio di frodi attraverso il regime del traffico di perfezionamento attivo, visto che nei porti italiani, continua a sbarcare prodotto che arriva dall’estero e anziché essere riesportato rimane invece all’interno dell’Unione Europea.
Come già avvenuto per altri prodotti, di fronte ad importazioni incontrollate che mettono a rischio l’economia del Paese, è necessario stringere le maglie larghe della normativa, anche introducendo dei dazi ad importo modulare che tutelino una filiera strategica del Paese ed evitare che si radichi definitivamente sui mercati un falso Made in Italy che si "produce" nei porti.
Si tratta di misure già adottate per altri prodotti agricoli e di cui diversi Paesi europei  hanno già beneficiato, sottolinea ancora Tonello, ma  attorno a questi temi si deve adesso creare in Emilia Romagna il consenso di tutta la filiera produttiva elaborando una proposta forte e convinta da portare nelle sedi interessate.
Bisogna fare presto e mettere subito mano alla normativa, conclude il presidente regionale di Coldiretti, anche attraverso più rigorosi controlli nei porti, nel rilascio delle autorizzazioni doganali e soprattutto, come la nostra Organizzazione chiede da tempo, introducendo l’etichettatura obbligatoria per tutti i derivati, a tutela delle scelte consapevoli del cittadino consumatore che può contare così sulla reale qualità del prodotto italiano.

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