22 Giugno 2012
QUOTE LATTE: QUEST’ANNO NIENTE MULTE

Nessuna multa in arrivo per gli allevatori italiani che quest’anno producendo, complessivamente, al di sotto del limite imposto con le quote latte, dall’Unione Europea, non hanno splafonato.
Per la campagna 2011/2012 secondo le rilevazioni dell’Agenzia per le Erogazioni in agricoltura (Agea) la produzione di latte commercializzata in consegne non ha superato il quantitativo nazionale di riferimento.
“Pertanto, dichiara il presidente dell’Associazione Piacentina Latte Fabio Minardi, nessuna sanzione può essere imputata ai singoli produttori italiani a differenza di quanto è accaduto nel passato; quindi nessuna somma deve essere trattenuta da parte del primo acquirente”.
“La questione quote latte, illustra il direttore di Coldiretti Piacenza Massimo Albano, è iniziata quasi 30 anni fa nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale, che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. All’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Il 1992 con la legge 468 poi il 2003 con la legge 119 e infine il 2009 con la legge 33, sono le tappe principali del difficile iter legislativo per l’applicazione delle quote latte in Italia”.
Degli attuali 40mila allevatori oggi in attività nel nostro Paese (erano 120mila nel 1996), sono solo un po’ più di un migliaio, quelli che devono alle casse dello Stato 1,7 miliardi di euro di multe maturate in questi ultimi anni.
“Oltre a non arrivare multe per gli allevatori, continua Minardi, è stato finalmente raggiunto l’accordo sul prezzo che viene fissato alla stalla pari a 38 centesimi al litro per le consegne da giugno a settembre e 36 centesimi al litro per quelle già conferite nei mesi di aprile e maggio. Un intesa siglata in Lombardia con Italatte che fa capo al gruppo Lactalis con i marchi Parmalat, Galbani, Invernizzi e Cademartori”.
L’accordo siglato rappresenta sicuramente un base importante anche per Piacenza, pur nella consapevolezza che il latte destinato a Grana Padano ha sempre avuto una remunerazione più alta rispetto a quello destinato ad uso alimentare o alla produzione di formaggi freschi

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